H. P. Lovecraft e J. R. R. Tolkien, creatori di mondi. Differenze, confronti, possibili parallelismi. I parte

H. P. Lovecraft e J. R. R. Tolkien, creatori di mondi. Differenze, confronti e possibili parallelismi.

I parte.

1.1. Il Novecento. Fantasy e fantascienza nel secolo dell'Irrazionalismo.

Prima di delineare la figura di questi due giganti della narrativa fantasy e fantastica contemporanea, e di proporne un confronto - tenendo ben presente, fin da adesso, come questi autori intraprendano carriere e percorsi di vita e formazione molto diversi, per certi versi totalmente opposti, se non antitetici - un accento fondamentale va posto sul contesto storico/culturale del quale tanto Tolkien quanto Lovecraft sono insieme sia figli che attivi protagonisti.

Ed è il '900, infatti, a rappresentare il filo conduttore e il minimo comune denominatore che lega i nostri.

Il «Secolo breve» è l'età dell'Irrazionalismo, della fuga dalla realtà, dei totalitarismi, che si pongono l'obiettivo di modificare lo status, la natura profonda del mondo e dell'uomo, attraverso l'attuazione di ideologie autoritarie, personalistiche, violente, repressive.

Ma è anche il secolo della narrativa fantastica, dei romanzi dell'orrore e del mistero, del fantasy epico e dei racconti Sword and Sorcery, di spada e stregoneria; tutti generi letterari che, in misura diversa, riflettono le ansie e le inquietudini dell'uomo moderno, proiettato, senza vie di scampo o scelta, nel nuovo e spaventoso palcoscenico della storia: l'uomo che vive nell'Occidente a cavallo fra Ottocento e Novecento, si trova immerso in un mondo diverso, in evoluzione, in un vortice di cambiamenti epocali, storici, politici, economici, che non sempre riesce a comprendere o sostenere.

L'Occidente del primo Novecento appare, ad esempio, come un mondo illuminato dal sogno del progresso continuo (tecnologico, economico, sociale, politico, civile), da un miraggio di prosperità e benessere, tramutatosi ben presto nell'incubo delle trincee, degli aerei da guerra, delle esplosioni nucleari delle due guerre mondiali.

Questo è il contesto nel quale l'artista, lo scrittore, il poeta, suo malgrado, si trova ad operare, cercando risposte diverse o alternative alla tragicità e alle asprezza della realtà: ad esempio, nel culto dell'Oltre-uomo (o Superuomo), concettualizzato da Nietzsche (1844-1900) e ripreso da Gabriele d'Annunzio (1863-1938); nel Futurismo, movimento culturale, letterario, filosofico, artistico, contraddistinto dalla fede nel progresso e dall'esaltazione del domani; o ancora, nel pensiero e nelle poetiche decadenti, che pur nella loro diversità nascono tutte dalla comune crisi di valori che vive il poeta, l'uomo, tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento, e hanno origine, altresì, dallo smarrimento sociale ma anche interiore, dalla perdita di fiducia dell'individuo nel presente - solo per citare alcuni fra gli autori decadenti più rappresentativi, si pensi a Charles Baudelaire (1821-1867), Oscar Wilde (1854-1900), Joris Karl Huysmans (1848-1907), mentre per l'Italia a Giovanni Pascoli (1855-1912), Giuseppe Antonio Borgese (1882-1952) e Italo Svevo (1861-1928), in pittura, invece, temi decadenti sono presenti nelle opere dei Preraffaelliti inglesi, come il binomio amore/bellezza/morte incarnato dalle seducenti dame neomedievali, la matrice simbolica dei dipinti, le atmosfere oniriche e malinconiche.

Si tratta di movimenti artistici, filosofici, culturali e di pensiero che riflettono, naturalmente, anche il vissuto, l'immaginazione creativa e l'esperienza degli scrittori stessi: il Novecento segna, infatti, la nascita di una pluralità di generi letterari nuovi e originali, i quali possono essere un divertissement o una fuga, poco impegnata, dalla realtà contemporanea e dalla società di massa (si pensi al romanzo d'appendice, a quello realista, alle nuove frontiere del romanzo storico, al romanzo d'analisi-psicologico), ma anche una risposta, una reazione ad essa (come nel caso dell'epic-fantasy tolkieniana), un mezzo per rappresentare l'annichilimento dell'uomo dinanzi a forze più grandi o ad un progresso tecnologico in continua ascesa, quasi inarrestabile e non ancora compreso pienamente (è specchio di ciò il celebre The War of Worlds, in italiano La guerra dei mondi, di Wells, del 1897), oppure strumento, specie per autori "emarginati" e non "professionalizzati", per trovare una voce nel mondo e uno spazio nella società in cui vivono (può essere il caso di Lovecraft, lo è certamente per Robert Ervin Howard, il timido e introverso creatore dell'universo di Conan il Barbaro).

Inoltre, la ricerca di una “dimensione altra”, sovrannaturale, invisibile nel mondo “finito”, fisico, dell'apparente, trova slancio nel Novecento, specialmente negli USA, ed in parte in Europa (in particolare nella Germania nazista), fiorendo in tutta una serie di correnti, dottrine e teorie dell'occulto e dell'esoterismo, che si collocano in quella fase storica che il saggista e docente scozzese James Webb ha definito, non a caso, “Terza crisi del razionalismo”. Tale periodo storico viene situato da Webb tra XIX e XX secolo, ed appare contraddistinto da un insieme di movimenti e sistemi teorici “irrazionalisti”, che si pongono in diretta opposizione al «dogma del materialismo tardo-vittoriano» e all'idea del progresso materiale continuo come unica chiave di volta per la comprensione del reale e per la soddisfazione della totalità dei bisogni umani (che, tuttavia, non sono solo pratici e materiali ma, prima di tutto, interiori, valoriali, spirituali)1.

In questo senso tanto la fantasy quanto la fantascienza, e in particolare la science-fiction americana che si sviluppa a cavallo tra anni Trenta e Sessanta del XX secolo, sono spesso connesse, direttamente o meno, con diverse teorie dell'occulto, con movimenti spiritualisti, concetti di teosofia o antroposofia sorti nel XX secolo.


H.P. Lovecraft (Providence, 20 agosto 1890 - Providence, 15 marzo 1937), fanart. Lovecraft incarna perfettamente la figura dello scritture in "fuga" dalla realtà, solitario e incompreso, alla ricerca perenne dell'alterità e del non-razionale, nel quale trovare rifugio, riparo, ma anche espressione e vita, tutto quello che la società moderna non può offrirgli. 


1.1.2. Fantascienza e occultismo

Questo particolare clima culturale, sociale e politico che coinvolge l'Occidente (USA ed Europa), è ben evidenziato da un particolare evento, ovvero dall'isteria collettiva che coinvolse i cittadini degli Stati Uniti orientali, quando il regista e attore Orson Welles (1915-1985), tra le otto e le nove di sera del 30 ottobre 1938, trasmise via radio una versione personale e sintetica della Guerra dei Mondi (The War of Worlds) di H.G. Wells (1897), scatenando il panico tra i numerosi ascoltatori; quest'ultimi credettero realmente che fosse in corso un'invasione aliena della Terra, causando, nel panico generale, danni ingenti a negozi, cose e persone (durante quegli attimi di terrore, diversi cittadini testimonieranno di numerosi avvistamenti di dirigibili Zeppelin tra i cieli di Florida, Georgia e Carolina, e di visioni, avvenute durante la presunta invasione aliena, di numerosi angeli custodi apparsi mentre degli spaventati americani erano intenti a pregare per le strade della Florida).

Patrick Moore (1947), studioso del fenomeno, ha riportato anche due altri esempi di “panico fantascientifico” indotto da trasmissioni radiofoniche, trasmesse dopo la Seconda Guerra Mondiale. Tra gli anni Quaranta e Cinquanta, furono trasmesse due puntate radio da emittenti radiofoniche californiane: una insisteva sulla vicina e inevitabile fine del Mondo, l'altra sulla prossima e ineluttabile caduta della Luna sulla Terra, evento che avrebbe causato anomalie simili a quelle che avevano portato all'estinzione dei grandi rettili del Mesozoico. Le notizie causarono disordini notevoli e paure collettive nelle principali città della California.

La trasmissione radiofonica dell'opera di Wells testimonia come le ansie e le paure sociali (più che giustificate) degli anni Trenta per lo scoppio di una possibile Seconda Guerra mondiale, le tensioni politiche fra gli Stati, l'emergere di singole personalità dittatoriali e il continuo sviluppo delle tecnologie belliche, abbiano reso plausibile e veritiera la possibilità di una vera invasione aliena, quindi l'esistenza di realtà “altre”, anche immateriali, agli occhi di una buona parte della società del tempo. Un “panico fantascientifico” che era alimentato dall'incerta situazione politica immediatamente precedente la Seconda Grande Guerra.

Non a caso dopo la trasmissione di Welles (che inoltre segnò la fortuna dell'attore e regista appena ventitreenne) si registrò in America un successo d'impennata per il genere fantascientifico: se prima della trasmissione esistevano quattro riviste specializzate di fantascienza, negli otto mesi successivi ne vennero create altre sette, in un crescendo che coinvolse il genere anche dopo il Secondo conflitto mondiale, grazie anche alla particolare atmosfera di tensione e crisi internazionale della Guerra Fredda, accompagnata dai rischi di una possibile e nuova guerra nucleare, dalle incertezze e dai pericoli della campagna maccartista.

La fantascienza, soprattutto quella americana del Secondo Dopoguerra, non si limitava a tradurre su carta le paure di una società immersa in conflitti e capovolgimenti politici e bellici, tradotti in contesti futuristici, tecnologicamente avanzati o in realtà distopiche e apocalittiche: il nuovo genere letterario diventava, infatti, anche veicolo di precisi messaggi e simboli esoterici, mistici, occulti (l'occultismo, allora in voga, è una delle tante facce dell'Irrazionalismo, come sottolinea Webb). Va a tal proposito detto che tra la fine degli anni Quaranta e gli anni Sessanta, molti degli esponenti principali della fantascienza americana, furono sostenitori delle pseudo-scienze e ideatori di filosofie sincretiche come Scientology (la Scientologia, da cui il nome della nota e "avveniristica" Chiesa e annessa neo-religione), la Teosofia e le Dianetics (o Dianetica), e allo stesso tempo furono attivi e produttivi scrittori di scientific fiction.

Si pensi ad Alfred Elton Van Vogt (1912-2000), autore di una serie di romanzi di fantascienza, come Empire of Atom (1957), tradotto ed edito in Italia come L'Impero dell'Atomo (1963), e di racconti gravitanti attorno al nucleo tematico del Mondo di Null-A (1948-1972), che, nonostante fossero pensati e scritti per riviste popolari, contenevano riferimenti a diverse teorie pseudoscientifiche: dalle Dianetics allo sviluppo delle teorie junghiane per l'emergere di poteri mentali, dal metodo Bates per il rafforzamento della vista all'applicazione dell'esperimento di Kirlian (comunemente noto come “elettrografia”) nei campi della medicina alternativa, dalle pratiche inerenti al potenziamento della propria aurea (o energia vitale) ai diversi trattamenti energetici che venivano propugnati dalle pseudoscienze del tempo.

Ma, soprattutto, il ciclo di racconti soprannaturali di Null-A (o Non-A) di Van Vogt (pubblicato prima a puntate su rivista poi come romanzo tra 1946 e 1953), trasportava nella narrativa le teorie rivoluzionarie e “non aristoteliche” della General Semantic (“Semantica Generale”), ideate e formulate nel 1933 dal Conte e matematico polacco Alfred Korzjbskij (1879-1950), attraverso le quali si sosteneva il superamento delle barriere “strutturali” e linguistiche da parte degli esseri umani tramite l'educazione alla “coscienza dell'astrazione”: per l'ingegnere e matematico polacco la realtà non può essere percepita e compresa nella sua totalità soltanto tramite le scienze moderne, ma, soprattutto, attraverso un atteggiamento e modo di porsi verso il mondo, relativista e di “calma interiore". Si tratta per Korzjbskij di un modo di essere e dell'essere che metterebbe l'uomo nella condizione di "scavare" nelle cose, di carpirne l'intima essenza e raggiungere un perfetto stato di benessere (nel mondo di Null-A, collocato nell'anno 2560, l'Istituto della Semantica Generale ha riorganizzato i processi del pensiero umano secondo principi “non aristotelici” ed è così in grado di guidarlo verso nuove e più alte conquiste di civiltà).



Copertina delle edizioni Urania per L'Impero dell'Atomo (1957) di Alfred Van Vogt. 


Anche John W. Campbell (1910-1971), protagonista dell'«epoca d'oro» della fantascienza tra gli anni Quaranta e Cinquanta, curatore delle Astounding Stories (dal 1937) e ideatore della “space opera”, fu un appassionato di pseudo-scienze ed inventore egli stesso.

Egli sostenne la validità scientifica della “Macchina Geronimo”, invenzione radionica brevettata dall'ingegnere Thomas Galen Hieronymus (1895-1988), alla quale attribuiva non soltanto capacità curative, omeopatiche, la rilevazione e l'ampliamento dell'energia «eliptica» (l'energia intrinseca in ogni essere umano), ma anche poteri psionici, paranormali ed extrasensoriali, quasi “magici”. Lo scrittore giunse persino a progettare una macchina “Geronimo” nel 1956, convinto che questa fosse in grado di stimolare e ampliare ipotetici poteri mentali insiti negli esseri umani, anche soltanto attraverso la rappresentazione della sua stessa invenzione su carta; stesse convinzioni lo portarono a intraprendere una campagna promozionale, tra 1960 e 1962, per pubblicizzare l'invenzione controversa dell'affarista Norman Lorimer Dean (1902-1972), detta Dean dispositive, che avrebbe consentito di convertire, sul piano fisico, il moto rotatorio in moto unidirezionale.

Entrambe le teorie appoggiate da Campbell furono rifiutate nettamente dalla comunità scientifica, ma la sua passione e il suo interesse verso le “scienze altre” lo porterà a realizzare alcuni dei capolavori pioneristici del genere fantascientifico: The Thing from Another World, ovvero La cosa da un altro mondo (1938), che ha ispirato l'adattamento cinematografico del 1951 diretto da Hawks e NyBy, ma soprattutto il celebre film The Thing (La Cosa) di John Carpenter (1982); The Infinit Atom (L'atomo infinito) del 1949, che risentiva delle suggestioni delle recenti esplosioni atomiche, presentando una rilettura della potenza devastatrice dell'energia atomica, valutata positivamente dall'autore soltanto quando il suo scopo si riveli dimostrativo, in grado di condurre alla pace fra le genti senza spargimenti di sangue; il romanzo Invaders from Infinite (1932), in Italia tradotto come Invasori dall'Infinito e pubblicato nel 1961, nel quale l'autore combina abilità romanzesche a teorie fisiche speculative e immaginifiche. Si tratta di opere avanguardistiche che segnano il trionfo della fantascienza come genere letterario fondato sui capisaldi dell'immaginario avveniristico e dell'avventura interplanetaria, temi dai quali trarranno ispirazione il già citato Von Vogt, oltre che Edmond Hamilton (1904-1977) e il celebre Isaac Asimov (1920-1992), erede letterario dello stesso Campbell2.


Copertina del primo numero della rivista "Amazing Stories" (aprile, 1926), dedicata ai racconti del fantastico, horror e soprannaturale.  Questa copia è stata firmata da Hugo Gernsback (1884-1967), inventore e scrittore di fantascienza cui si deve la nascita del termine science-fiction (il premio Hugo per gli scritti di fantasy e fantascienza è stato istituito in suo onore nel 1953). 


Tanto John Campbell quanto Alfred Von Vogt furono seguaci (seppur per breve tempo) di un culto mistico, spirituale e pseudoscientifico ideato da Ronald Hubbard (1911-1986), anch'egli scrittore di fantascienza, che si evolverà poi nel famoso movimento Scientology.

Nel suo Dianetics: The Modern Science of Mental Health (Dianetics: la forza del pensiero sul corpo) del 1950, ospitato nella rivista di «Astounding Science Fiction» diretta da Campbell, Hubbard cominciò a divulgare i principi della Dianetica, una sua personale e innovativa teoria - ma sarebbe meglio dire, insieme di teorie - che mescolava pratiche scintoiste, credenze induiste, misticismo, assunti di psicanalisi e psicologia, tradizioni occulte e spiritismo, cui dichiarava di essere approdato al seguito di un viaggio iniziatico in Oriente, compiuto tra 1938 e 1939. Il testo, che ebbe un vasto successo di pubblico, si tramutò, dopo qualche anno, nel sistema Scientology: tra i suoi vari assunti, la Scientologia comprendeva l'elevazione dell'uomo “non libero” a uomo libero e liberato grazie al dispiegarsi del suo reale potenziale, che sarebbe tenuto a freno dai traumi e dalle repressioni emotive maturate nel corso della vita. Tale potenziale latente dell'umanità per la Scientologia ha un nome e una definizione: si tratta, per Hubbard e seguaci, della cosiddetta "essenza Theta", la quale, incarnandosi di corpo in corpo, rappresenterebbe la sostanza immutabile e immateriale di cui siamo fatti noi uomini, sostanza ristretta, tuttavia, nei limiti fisici e corporali, che Scientology si porrebbe, per l'appunto, lo scopo fondamentale di liberare e rendere manifesta in ogni uomo.

La Dianetica si diffuse rapidamente tra gli appassionati di fantascienza sin dai primi scritti del suo ideatore, mentre, a partire degli anni Settanta, Scientology, ancora non uniformata come una vera e propria religione con una sua "Chiesa", cominciò ad ottenere l'adesione di gruppi rock e numerosi divi cinematografici (e attirò anche l'interessamento, negli anni Quaranta, del chimico britannico Jack Parsons, seguace del mago ed esoterista Edward Alexander Crowley, il fondatore del moderno occultismo e ispiratore di nuovi movimenti magici).

Questa sorta di “gnosticismo fantascientifico” – sul quale non è qui il caso di soffermarsi – propugnato da Hubbard, si riflette nei suoi racconti e romanzi: Return to Tomorrow (Ritorno al domani) del 1950, il best seller Battlefield Earth (Battaglia per la Terra) del 1982, e il ciclo in dieci libri della serie Mission Earth (Missione Terra) degli anni Ottanta, sono opere testimoni di una notevole abilità narrativa, premiate, del resto, da un notevole successo di pubblico e critica, ma nel contempo manifestano le tensioni e i problemi sfocianti in continue “fughe dalla realtà” da parte della società occidentale del Secondo Dopoguerra. Come ha scritto Webb nel suo Sistema occulto del 1969, «gli appassionati di altre realtà rappresentano individui specifici entro una specifica situazione storica»: la società occidentale della seconda metà del «Secolo breve» non trovava anormale o ambiguo, infatti, credere alle teorie pseudoscienfiche e occulte del periodo, volte ad una fantomatica (quanto vana) ricerca della verità - e andrebbe notato, a tal proposito, come ansie contemporanee e attese/paure neo-millenariste oggi rivivano in movimenti e gruppi New Age, così come in diverse forme di neopaganesimo, movimenti per certi versi simili a quelli dell'Irrazionalismo e dell'occultismo novecenteschi.

Ne è prova anche l'epidemia da UFO (gergalmente noti, in Italia, anche come "dischi volanti"), avvistati in un continuo crescendo in America a partire dagli anni Quaranta e salutati con favore dagli appassionati lettori e scrittori di fantascienza. Un fenomeno curioso che il noto psichiatra, studioso di miti e antropologo Carl Gustav Jung (1875-1961), ha messo brillantemente in relazione con le apparizioni degli Angeli di Mons e le visioni di Fatima, avanzando l'ipotesi che la causa prima, generale, degli avvistamenti fosse «una situazione di ansia collettiva».


Illustrazione dei Tripodi alieni de La Guerra dei Mondi di Wells (1897), opera di Henrique Alvin Correa, che ha curato le illustrazioni dell'edizione francese del romanzo (1907). 


1.1.3. Howard, Lovecraft e Tolkien: la caduta delle civiltà antidiluviane

«E scomparve persino il nome di quella terra, e dopo di allora gli Uomini più non parlarono di Elenna né di Andor il Dono che venne portato via, né di Númenórë ai confini del mondo; ma gli esuli sulle rive del mare, quando si volgevano all'Occidente indottivi dal desiderio dei loro cuori, parlavano di Mar-nu-Falmar che fu inghiottita dalle onde, di Akallabêth ovvero la Caduta, di Atalantë in lingua Eldarin.».

J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion, a cura di Christopher Tolkien, trad. it., Bompiani, Milano, 2008, pp. 336-337.

Interessante notare, poi, come lo scrittore statunitense Robert Ervin Howard (1906-1936), padre di un particolare sottogenere fantasy denominato sword and sorcery, “spada e stregoneria” (genere nel quale confluiscono soprannaturale, orrore dal sapore lovecraftiano, avventura, stregoneria, combattimenti sanguinari e ambientazioni esotiche e medievaleggianti) abbia pescato a piene mani dai miti delle inabissate civiltà di Atlantide e Lemuria, che proprio a partire dalla fine del secolo XIX, andavano acquisendo una nuova popolarità grazie al veicolo fornito dalla teosofia e dall'occultismo; il mito dell'«antica civiltà» è una delle fonti di ispirazione e ambientazione per i racconti di Howard (come per quelli di numerosi altri autori del periodo), in particolare quelli incentrati su Kull di Valusia e sul ciclo di Conan il Barbaro, questi ultimi pubblicati negli anni Trenta sulla famosa rivista pulp «Weird Tales».

I racconti di Conan sono ambientati in un'era dai confini temporali volutamente sfumati e imprecisi, che Howard definì Era Hyboriana (che lui stesso descrisse dettagliatamente in un saggio specifico), un riferimento chiaro alla leggendaria terra di Iperborea, descritta per la prima volta dai filosofi, storici e pensatori greci d'età antica, e tornata alla ribalta in età moderna grazie all'astronomo e letterato Jean Sylvain Baily (1736-1793) e, soprattutto, grazie all'opera di pseudostoria The Secret Doctrine (La dottrina segreta) pubblicata nel 1888, della teosofa e saggista russa Helena Blavatsky (1831-1891).

Il continente Iperboreo appare, insieme alle terre perdute di Atlantide, Mu e Lemuria, citate e descritte dalla Blavatsky, come sede di una gloriosa e superiore civiltà umana scomparsa centinaia di migliaia di anni fa, a seguito di un violento cataclisma naturale, come un gigantesco maremoto. Da questa specie di homo superior discenderebbe, secondo la teosofa russa, l'attuale razza ariana del Nord Europa, l'unica ad esserci mantenuta pura e superiore rispetto a tutte le altre.

Howard riprende, all'interno del ciclo di Conan il Cimmero, la rilettura novecentesca del mito di Atlantide: è la scomparsa di un mondo evoluto, civilizzato, prospero e tecnologico, cui segue un arretramento culturale e materiale della civiltà umana, che si manifesta perfettamente nella Cimmeria, la terra natale di Conan, dove «solo la barbarie sopravvive». L'opera di Howard segna così il successo presso il grande pubblico dei “miti dei continenti perduti”, alimentato dagli scrittori contemporanei di Howard, Lovecraft, Clark Anton Smith (1893-1961) e Milos Crnjanski (1893-1977), creatori di una innovativa lettura fantastica (e poetica) dei miti di Iperborea, Atlantide, Mu, Lemuria, 

Riferimenti che restano anche un valido esempio di come la pseudo-storia occultista dei continenti perduti, oggi assimilabile a pieno titolo ad un prodotto fantasy, a partire dalla Blavatsky abbia influenzato la narrativa fantastica tra fine XIX e inizio XX secolo. Va detto come altri noti autori, studiosi e scrittori, oltre alla Blavatsky, hanno alimentato il dibattito sull'esistenza scientifica delle isole sommerse e sugli eredi di Atlantide: tra questi Annie Besant (1847-1933), Charles Webster Leadbeater (1854-1934) e, specialmente, Rudolf Steiner (1861-1925). Fondatore dell'antroposofia, le cui influenze sono giunte sino ai nostri giorni, Steiner descriveva nei suoi scritti e conferenze (come in Theosophie del 1904) un'Atlantide fantascientifica e spirituale, abitata da civiltà primordiali dotate di poteri incredibili e in grado di pilotare aereonavi volanti già centinaia di migliaia di anni fa.  


«Sappi, o principe, che tra gli anni in cui gli oceani bevevano Atlantide e le scintillanti città, e gli anni dell'ascesa dei figli di Aryas, c'è stata un'Era inimmaginabile...»                                

R. E. Howard, La fenice sulla spada, 1932. Ricostruzione Marvel della mappa d'età Iperborea, tratta dai disegni originali di Robert Howard. 


Quella tra i miti dei continenti perduti, l'occultismo novecentesco e il genere fantasy è un'influenza reciproca, attiva su più livelli, tanto che è stato evidenziato come tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, il romanzo gotico e i racconti del soprannaturale e del magico, specialmente in Inghilterra e America, presentino diversi riferimenti alla mistica “rosacrociana” o alla simbologia esoterica.

Offrono un ottimo campionario di esempi i racconti del Ciclo The Magus (1801) di Francis Barrett (1774-1830), che nelle sue intenzioni doveva essere il nuovo manuale delle arti occulte e magiche dell'Occidente; o ancora il romanzo fantastico Le magicien (1848) di Alphonse Esquiros (1814-1876), socialista francese amico di Eliphas Lévi (1810-1875), il più famoso occultista del Novecento; altro esempio di letteratura “rosacrociana” con riferimenti massonici fu quella del noto drammaturgo e scrittore inglese Bulwer Lytton (1803-1873), autore del romanzo Zenoni (1842); Arthur Machen (1863-1947), invece, noto scrittore gallese di racconti dell'orrore e del soprannaturale, inventò il mito degli Angels of Mons (mito di vasta fortuna), secondo il quale un gruppo di figure angeliche avrebbe salvato un reparto militare britannico dai soldati tedeschi a Mons, nel corso del Primo Conflitto Mondiale, il 23 agosto del 1914, fu amico del mistico Arthur E. White (1857-1942) e membro dell'ordine esoterico della “Golden Dawn”, e suoi scritti come The Greet God Pan (Il Grande Dio Pan) del 1894, The Secret Glory (1906), The Hill of Dreams (1907), denunciano le sue aperture verso la sfera del magico e dell'occulto.

Da citare, infine, tre scrittori particolarmente rilevanti per le loro opere, che funsero da tramite per alcune delle più famose teorie dell'occultismo moderno, ovvero Eric Rucker Eddison (1882-1945), padre del The Worm Ouroboros (1921-1922), Hope Mirrlees (1887-1978), autrice di Lud-in-the-Mist (1926), e Frederick Spencer Oliver (1866-1899), A Dweller on Two Planets, or The Dividing of the Way (1886).

Nel suo primo fantasy, The Worm Ouroboros, l'inglese Eddison testimonia il suo personale neoplatonismo miscelandolo a diverse teorie filosofiche e teosofiche allora in voga: la rilettura dell'eterno ritorno di Nietzsche, le teorie dell'incarnazione (da esseri divini a uomini), concetti induisti (teorie metafisiche che permangono anche nei racconti degli anni Quaranta).

La poetessa britannica Hope Mirrlees scrive un solo romanzo autenticamente fantasy, ma dalla vasta influenza, Lud-nella-nebbia, che presenza suggestioni esoteriche, in particolare in un capitolo dal titolo L'iniziato, e affronta il tema dell'accettazione dell'irrazionale all'interno di una cittadina materialista e scettica - merita un cenno, in tal senso, l'amicizia che la Mirrlees intrattenne con la grecista, storica delle religioni e linguista Jane Ellen Harrison (1850-1928), studiosa interessata delle origini e sviluppo delle mitologie di tendenza vitalista, nonché sostenitrice dell'esperienza acquisita tramite lo spirito mistico3.

Oliver, invece, con il romanzo A Dweller on Two Planets (Un abitante su due pianeti) del 1894 (scritto con lo pseudonimo di “Phylos il Tibetano”), rielaborava il mito delle scomparse civiltà antidiluviane, che proprio in quegli anni stava vivendo un forte revival su tutti i livelli (narrativa, politica, esoterismo); l'autore fantasticava su un gruppo di stregoni Lemuriani sopravvissuti al disastro che aveva colpito il loro continente, rifugiatisi all'interno del monte Shasta, in California (ancora oggi al centro di diverse leggende metropolitane).

Negli anni Trenta l'ingegnere Guy Warren Ballard (1878-1939) trarrà spunto proprio da alcune teorie espresse nel romanzo di Oliver per la genesi di un nuovo movimento religioso, il culto di “I AM”, che mescolava concetti del cristianesimo con quelli della teosofia di madame Blavatsky, e sarà precursore di numerosi movimenti New Age, che ancora oggi vanta un certo seguito.

Questa "fame di miti" e di "civiltà scomparse", è una costante presenza nella società degli anni immediatamente successivi alla Seconda Guerra Mondiale: nota, in questo contesto, la singolare messa in scena di Raymond Palmer (1910-1977) che, sfruttando l'ansia collettiva che seguì la fine del Conflitto e l'influenzabilità dei suoi lettori, pubblicò, sulla rivista «Amazing Stories», che a quel tempo dirigeva, una serie di racconti fantastici, presentati come veri, rielaborati su delle lettere inviategli da Richard Shaver (1907-1975), un saldatore della Pensylvania, uomo fermamente convinto dell'esistenza di strane civiltà sotterranee. Dal 1945 al 1949 videro la luce diversi racconti di Shaver (il primo fu I remembar Lemuria), il cui nucleo tematico era costituito dall'esistenza della "Terra Cava", luogo sotterraneo del nostro pianeta, abitato da esseri tecnologicamente avanzati ma crudeli, i deros, capaci di influenzare, con i loro sofisticati apparecchi, la vita delle persone comuni, ovvero gli abitanti della superficie. Una volta smentita la burla, la collaborazione tra Shaver e Palmer si interruppe, e il primo continuò a dedicarsi a racconti di fantascienza per altre riviste, restando convinto delle proprie ambigue teorie. 

Di queste teorie pseudoscientifiche e credenze appartenenti alla sfera dell'occulto o dell'esoterismo, si nutrì anche la politica nazista: lo stesso Hitler e molti dei suoi ufficiali (in particolare il capo delle SS, Heinrich Himmler) ed esponenti dell'intellighenzia tedesca gravitanti attorno al Fuhrer, furono tra i sostenitori di teorie pseudoscientifiche e organizzarono meticolose spedizioni in Tibet, nelle Ande e in Antartide, alla ricerca della mitica Agartha, patria dei così detti “Antenati Ancestrali”, o della Terra Cava, che si credeva popolata da esseri primordiali. Altre spedizioni riguardarono, invece, la ricerca di reliquie considerate mistiche e dotate di poteri eccezionali, come la Lancia di Longino o il Sacro Graal. Difatti, il Nazismo auspicava un ritorno alla Germania del Primo Reich, nell'esaltazione generale del Medioevo nordico e germanico, nonché di tutte le sue migliori produzioni letterarie e artistiche (ad esempio l'epica norrena) che meglio si prestavano ai disegni di strumentalizzazione e propaganda del regime hitleriano, e nel contempo affermava la superiorità della razza germanica, “ariana”, in quanto discendente delle antiche popolazioni del Continente Iperboreo.

Illustrazione di Edouard Rio (1833-1900) per l'edizione originale Viaggio al centro della Terra (1864) di Jules Verne. Il romanzo di Verne riprendeva l'idea, già precedentemente ipotizzata, di un possibile mondo sotterraneo, posto sotto la superficie della Terra, abitato da creature primordiali, come dinosauri ed enormi rettili. La teoria pseudoscientifica della Terra Cava sarà recuperata e ulteriormente rielaborata nel corso del XIX e del XX secolo da diversi pensatori e teosofi, in particolare dai teorici della mistica nazista, sostenitori della teoria del mondo sotterraneo di Agartha, luogo di origine degli "Antenati Ancestrali" degli Ariani. 


Accanto all'epica germanica, il mito della sommersa Atlantide ricorre anche in John Ronald Reuel Tolkien (1892-1973), il celeberrimo autore de The HobbitThe Lord of the Rings, che rielaborò la materia del continente perduto nelle vicende del Silmarillion e de L'Acaballech (La Caduta di Numenor), entrambe pubblicate postume. Non inutile sottolineare, come già, del resto, evidenziato in alcuni articoli precedenti, che Tolkien condannava aspramente Hitler e i nazisti, incolpandoli di aver snaturato e pervertito l'autentico spirito nordico (inteso nord-europeo); tuttavia non può essere negato o attutito il riferimento di Tolkien e dei teorici del nazismo, ai medesimi miti, in particolare all'epica norrena (interessi che stavano alla base di quella rinascita, passione e rielaborazione del Medioevo e delle sue produzioni artistiche, epiche, letterarie, comune a diversi intellettuali, scrittori, architetti e politici europei, attivi tra XIX e XX secolo)4.

In Tolkien il riferimento ad Atlantide è, però, stilisticamente più curato, più elevato rispetto alle esperienze fin qui descritte (siano esse opere di fantascienza, romanzi gotici o testi di pseudostoria e nuove filosofie o dottrine totalitaristiche) e, soprattutto, non ideologizzato e non tendente ad una visione del Cosmo unidirezionale, celante richiami ad una politica totalitaria: il tema di un'antica ed avanzata civiltà in decadenza, quella dei Numenoreani dell'Isola di Númenor, distrutta da una sorta di Diluvio Universale, a causa dell'inesorabile corruzione, declino e caduta dei suoi abitanti verso il Male (sono colpevoli di aver voluto oltrepassare gli unici limiti imposti loro dalle divinità, i Valar, con la ricerca della vita eterna e la tentata conquista della Terra beata di Aman), diviene, nell'Universo narrativo e tematico della Terra di Mezzo, uno strumento potente per comunicare ai lettori e, di riflesso, all'umanità intera, i rischi insiti nella caduta, nella corruzione e tentazione del Maligno, spesso nascosti dietro promesse di gloria e benessere.

Scopo precipuo dell'opera di Tolkien è infatti ispirare valori sempre attuali e universali, spingere l'uomo verso le più alte virtù etiche, morali, fondamentalmente cristiane, grazie alle quali soltanto è possibile contrastare l'avanzata delle tenebre - tenebre che nell'autore assumono i tratti del Possesso e della Materia, della guerra distruttrice e dell'economia meccanizzata, della distruzione della natura e della brama di Potere - e ripristinare l'ordo naturalis della Terra (e del Cosmo).

L'opera tolkieniana è infatti pervasa da un sentimento di nostalgia per un passato eroico ed epico, che non ritornerà, lo stesso sentimento che coinvolge il lettore quando viene coinvolto (tramite la mediazione letteraria dei piccoli e “borghesi” Hobbit) nelle trame e nelle ambientazioni epiche de Il Signore degli Anelli. Ma la speranza di una rinascita, di un ripristino della pace e della gloria di un tempo, è sempre viva e presenta, incarnata perfettamente dagli esulti di Númenor (la novella Atlantide) nella Terra di Mezzo, i Numenoreani o Dúnedain (gli uomini premiati dai Valar, le “presenze angeliche”, con il dono di una lunga vita e di una saggezza quasi divina), in particolare, dal loro Re “ramingo” Aragorn, destinato a regnare su tutti i popoli liberi e a reintegrare quei valori che il dominio di Sauron (l'Oscuro Signore da sconfiggere) ha minato, rischiando di cancellarlo per sempre.

Athenasius Kircher, Mappa immaginaria di Atlantide, in Mundus Subterraneus, Amsterdam, 1665. 

Siamo lontani dagli assunti metafisici della teosofia, dalle teorie razziali, dalle derive ideologiche e antropologiche del nazismo, nonché dall'esaltazione ed apologia di una razza ariana, pura e superiore: se la fantasy di Tolkien vuole e può agire sul mondo reale, il suo effetto non è né distruttivo né violento, ma un contributo positivo per un cambiamento interiore, personale e intimo che può e deve coinvolgere tutti i lettori, tutta l'umanità, non una ristretta cerchia di eletti.

Si pensi ad Aragorn: egli non è una figura monarchica autarchica, tirannica o dittatoriale, il suo non è il regno di un conquistatore, finalizzato alla gloria, ma di un ordinatore: egli, nella sua forza, è un sovrano giusto, misurato, clemente e umile, che agisce con abnegazione per il Bene superiore della Terra di Mezzo, in nome di una missione provvidenziale più alta di lui e ordinatrice. Aragorn è dotato delle più elevate abilità militari, ma anche dei valori cristiani di pietas e caritas, non è un distruttore: una volta asceso al trono egli non spazza via totalmente ogni forma di regno, società, corpus di leggi già presenti (ad eccezioni di quelli del Nemico, Sauron), per fare spazio al nuovo, ma li rinnova; egli è un restauratore della Tradizione antica ma anche un risanatore, che cura (letteralmente) le ferite inferte alla Terra di Mezzo e ai suoi abitanti dagli Orchi e dai servi del Nemico (cui invece non spetta alcuna clemenza poiché ormai degenerati e schiavi della volontà malefica di Sauron, solo contro di essi, infatti, secondo la poetica tolkieniana, la Guerra è legittima)5.

Ciò non ha reso tuttavia Tolkien estraneo a strumentalizzazioni di vario tipo, soprattutto in Italia, dove la Nuova Destra e i movimenti neofascisti, a partire dagli anni Sessanta, ne hanno fatto un'icona e un simbolo: alcuni temi trattati (il Re che ritorna, la spada sacra, la restaurazione dell'ordine naturale, il cameratismo, la missione ciclica e da compiere ad ogni costo, la lotta perenne tra Bene e Male che si svolge tra l'occidentale Gondor e i regni di Sauron in Oriente, l'antimodernismo e il recupero della Tradizione), erano cari al filosofo ed esoterista Julius Evola (1898-1974), punto di riferimento per i movimenti della Nuova Destra, ed esistono, nei fatti, alcune connessioni, dovute all'utilizzo da parte di entrambi gli autori degli stessi modelli mitici, simbolici e letterari del Medioevo europeo e germanico (riletti, tuttavia, con modalità e intenti differenti)6.

L'opera di Tolkien, ancor più di quella di Evola, fu riletta e strumentalizzata dagli ambienti neofascisti, come il MSI, alimentando l'immaginario collettivo dei nuovi e giovani militanti dei movimenti della destra italiana, dove il mito tolkieniano trovava uno spazio particolare accanto al celtismo, alla simbologia druidica, al misticismo ed allo spiritualismo.


La collocazione di Mu o Lemuria rispetto ad Atlantide e agli altri continenti, secondo le ricostruzioni pseudoscientifiche, degli stessi scrittori di fantascienza e soprannaturale, come Lovecraft. 


Infine, una menzione particolare spetta a Howard Phillips Lovecraft (1890-1937), scrittore prolifico e generatore di miti, cui si deve da un lato il successo della narrativa a sfondo fantastico - orrorifico, la sua grande influenza sia sul genere fantasy quanto su quello fantascientifico, ma anche lo slancio dato a diversi gruppi pseudo-esoteristi, cultori di filosofie e religioni alternative e movimenti new age e Wicca.

Lo stesso autore, infatti, quasi sconosciuto al grande pubblico negli anni in cui visse, godette di un vasto successo a partire dalla fine degli anni Sessanta, con il revival dell'Occultismo in America e in Europa.

Dagli anni Quaranta del secolo scorso, furono diverse le stampe del Necronomicon, in realtà pseudobiblion nato esclusivamente dalla fantasia lovecraftiana, accanto ai Frammenti Pnakotici, che sino agli anni Novanta venne spacciato da diversi affiliati a circoli esoterici americani, inglesi e francesi, come un vero libro di magia e antica ritualistica, grazie al quale sarebbe stato possibile evocare oscure entità o entrare in contatto con esse.

Racconti come The Dunwich Horror (L'orrore di Dunwich) del 1929, il romanzo The Case of Charles Dexter Ward (Il caso di Charles Dexter Ward) pubblicato nel 1941, The Call of Cthulhu (1928), contengono la descrizione accurata di riti magici e sovrannaturali, attraverso i quali i personaggi dei racconti lovercraftiani possono entrare in connessione con gli “Dei esterni” o i “Grandi Antichi”, quest'ultimi confinati in zone remote della Terra. Riti e pratiche magiche che lasciano supporre, se non un affiliazione diretta dello scrittore di Providence con iniziati o esoteristi di qualche tipo attivi nel New England (è questa l'ipotesi di diversi studiosi, fra i quali Angelo Cerchi e il politologo Giorgio Galli), quantomeno una buona conoscenza da parte dell'autore di testi medievali di alchimia, di fonti ebraiche come la Kabbalah o Il libro di Enoc contenente la leggenda sui Nephilim (diversi nomi e specifiche delle divinità dello spazio inventati da Lovercraft, richiamano, infatti, quello di demoni del giudaismo o dell'Antico Testamento, come Azathoth, «Il dio cieco che gorgoglia e bestemmia al centro dell'Universo»), ma anche il celebre testo di magia La chiave di Solomone (XV secolo), come sostengono Gianfranco de Turris (1944) e Sebastiano Fusco (1944), due tra massimi studiosi italiani dell'opera del Solitario di Providence7.

Naturalmente fonti di ispirazione per Lovecraft furono anzitutto i testi di cui era ricca la biblioteca del nonno materno, i classici greci e latini (da Omero a Ovidio), i primi libri letti su consiglio del nonno, ovvero i romanzi gotici (per le ambientazioni e atmosfere cupe, ombrose, oniriche e macabre dei suoi racconti, le visioni di una realtà posta tra il sogno e il mondo fisico, Lovecraft trae spunto, tra gli altri, dalle opere di Edgar Allan Poe e Ambroce Bierce), e Le Mille e una Notte, libro del quale si servirà per la genesi dell'arabo pazzo Abdul Alhazred, l'autore del fantastico Necronomicon; inoltre, ad ispirare il Solitario saranno i racconti fantastici di Lord Dunsany (1878-1957) e la fantascienza surreale di Arthur Machen (che suggerirà ad HPL l'idea di un Male soprannaturale nascosto sotto il velo della realtà). Altre fonti di ispirazione per la scrittura lovecraftiana furono, naturalmente, l'astronomia, le ricerche dell'antropologo James Frazer sulle religioni e le culture primitive, temi verso cui Lovecraft era molto interessato. A queste fonti vanno aggiunte le antiche leggende, fin qui descritte in quest'articolo, rielaborate dalle pseudoscienze e dalle nuove teorie teosofiche o antroposofiche del suo tempo, concernenti i già citati racconti dei continenti perduti di Mu e Lemuria, spesso parte dei suoi racconti.

Non è quindi un caso se, dalla sua morte sino agli anni Novanta, il nome di Lovecraft sia circolato negli ambienti dello spiritualismo americano accanto a quello di Crowley, Anton Le Vey (1930-1997) e Dennis Wheatley (1897-1977); attorno alla figura  del Solitario di Providence è, infatti, andato formandosi una sottoforma di culto pseudo-religioso, di cui fanno parte numerosissimi fan particolarmente devoti (si identificano come veri e propri “cultisti”) e molti di questi, riuniti soprattutto in diversi canali social, lo considerano non soltanto uno scrittore particolarmente dotato di immaginazione e abilità narrativa, ma una sorta di “profeta di entità extradimensionali”, mentre, d'altro canto, sul web è possibile trovare riti e formule magiche per evocare le oscure divinità della cosmogonia lovercraftiana, come Cthulhu e Shub-Niggurath.

L'esistenza di questi gruppi di fan, dediti ad una vera e propria venerazione di un autore e della sua opera, confermano le teorie di alcuni noti scrittori del secolo scorso: secondo Clive Staples Lewis (1898-1963), il celebre autore de The Chronicles of Narnia (1950-1956) e amico di Tolkien, membro come lui degli Inglinks, i romanzi fantastici di Rider Haggard (1856-1925) sarebbero stati in grado di costituire un palliativo della religione; Gerald Heard (1889-1971) ha dichiarato che la fantascienza rappresenta un'espansione della coscienza; lo stesso James Webb (1946-1980) ritiene che vi siano aspetti del fantasy e della fantascienza che possono contribuire a spiegare i diversi problemi della società o individuali, personali, esistenziali, da un punto di vista illuminato e alternativo.

Alla fantasia di Tolkien, che si pone come attuabile e realizzabile, attraverso il ricorso ad un alto sistema di valori, ad un'etica cristiana attiva e positiva, si oppone l'immaginazione creativa del Solitario di Providence – differenze su cui mi soffermerò più avanti, nella seconda parte di quest'articolo – espressione di un rifiuto totale della società, di una fuga che assume i tratti di rifugio in un universo onirico, uno sfogo ai mali (incurabili) della società moderna, unica via d'uscita in grado di consentire all'autore di trovare uno spazio, seppur alienante, che non trova (al contrario del professore di Oxford) nel mondo moderno; un mondo frenetico, spesso non meritocratico, che emargina ed esclude forze intellettuali vive ed eccelse, alla stessa velocità con la quale alimenta la produzione in serie o distrugge la Natura (sia essa classica o neomedievale) di cui tanto Lovecraft quanto Tolkien sono innamorati, nel loro diverso, ma sempre attuale e potente, antimodernismo e modo di percepire, sentire, descrivere la vita e l'alterità.



Rappresentazione della città sommersa nell'Oceano Pacifico di R'lyeh, dimora del Grande Antico Cthulhu, fonte: 
https://www.artstation.com/artwork/mQxma. 


BREVE BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO. 

1. WEBB, JAMES, Il sistema occulto. La fuga dalla ragione nella politica e nella società del XX secolo, trad. it., Sugaro Edizioni, Milano, 1989.

2. Interessante notare, inoltre, come in Campbell il racconto dello spazio, si presenti come una sorta di fiaba “allargata” e aperta ad altri universi, pianeti e dimensioni, facendo uso degli stessi temi che stanno alla base della fantasy contemporanea (che sono poi motivi rielaborati, ereditati dal Medievalismo ottocentesco): il viaggio avventuroso e circolare dell'eroe, appartenente alla razza umana e spesso potenziato da invenzioni genetiche o armature futuristiche, che non utilizza spade sacre ma pistole a raggi laser, differenti dalle armi bianche solo nella struttura ma non nell'utilizzo, e che invece di combattere orchi o draghi, si ritrova a fronteggiare “mostri alieni con occhi da insetto”, i così detti “BEM”, tipici della fantascienza pulp anni '30 e '40, i quali giungono sul pianeta Terra con l'intento di conquistarlo, rapendo la giovane e bella dama che l'eroe protagonista è destinato a salvare. I “cavalieri” tecnologici di Campbell non cavalcano possenti stalloni, ma navicelle spaziali che si muovono alla velocità della luce, in grado di spostarsi tra altri mondi, regni, imperi galattici sede di civiltà aliene, che possono essere sia tribali, selvagge, quanto avanzate e tecnologiche.

3. HARRISON, JANE ELLEN, Aalpha e Omega, Sidgwick & Jackson, Londra, 1915.

4. La rivalutazione e riproposizione delle produzioni letterarie, epiche, artistiche, del Medioevo è un fenomeno noto come Medievalismo, sorto nel XIX secolo (ma i cui prodromi è possibile rintracciare già nel XVIII secolo), ancora oggi attivo e vitale.               

Sul Medievalismo si vedano in particolare i seguenti testi: - BORDONE, RENATO, Lo specchio di Shalott. L'invenzione del Medioevo nella cultura dell'Ottocento, Liguori Editore, Napoli, 1993; - CARDINI, FRANCO – MONTESANO, MARINA, Storia medievale, Le Monnier Università, Firenze, 2006, in particolare l'introduzione, pp. 1-18; - DI CARPEGNA FALCONIERI, TOMMASO, Medioevo militante. La politica di oggi alle prese con barbari e crociati, Einaudi, Torino, 2011.

5. Totalmente opposta, in questo senso, è la figura del barbaro Conan di Robert Ervin Howard: il Cimmero, forte e possente, seppur non privo di qualche valenza positiva come il senso dell'onore e il rispetto guerriero, è violento e privo di scrupoli, non rispetta alcun codice morale e di condotta, brutale e vendicativo; i suoi interessi sono costituiti soprattutto da guerra, donne, bottini e vino. Alle sue numerose conquiste di Regni e Imperi, infatti, non fa seguito un ripristino dell'ordine Naturale o un recupero dell'antica gloria perduta, ma un altro ciclo di battaglie e avventure pericolose, che sono al centro della vita di Conan, eroe barbaro e poco convenzionale.

Ho recentemente trattato questo tema in un articolo scritto per la rivista cinematografica “Bianco e Nero”, n. 600, che qui cito: MAGGIO, NICOLO', Conan. La spada e lo stregone. Middle Ages e fantasy: la rielaborazione del Medioevo attraverso le saghe filmiche sword and sorcery, in “Bianco e Nero”, 600 (2021), pp. 94-101.

6. MENGA, VALERIO ALBERTO, Evola, Tolkien e Lovecraft. Una vita tra fantasia e realtà. Intervista a Gianfranco de Turris, in “L'Intellettuale Dissidente – Tradizione, Fantascienza, Modernità”, 7 novembre 2016, https://www.lintellettualedissidente.it/controcultura/societa/tradizione-fantascienza-e-modernita/.

7. CERCHI, ANGELO, H.P. Lovecraft. Il culto segreto, Aradia Edizioni, Torino, 2015.




Ricostruzione di Nùmenor, fonte: https://lotr.fandom.com/it/wiki/N%C3%BAmenor 



















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