L'Universo di J.R.R. Tolkien: la "Subcreazione" della Terra di Mezzo

 

L'Universo di J.R.R. Tolkien: la "Subcreazione" della Terra di Mezzo

Alcune delle accuse mosse contro Lo Hobbit, negli anni seguenti la pubblicazione, erano quelle di essere una storia per bambini, un divertissement, una "fuga dalla realtà". 

In risposta Tolkien tenne una conferenza nel 1939 dal titolo Sulle fiabe, presso l'Università di St. Andrews, pubblicata sotto forma di saggio nel 1947.1

Il saggio rappresenta un preludio teorico fondamentale al Signore degli Anelli

Suo scopo era quello di mostrare la legittimità delle fiabe e della «Fantasia» e di esprimere, quindi, gli intenti "sub-creativi" dell'autore per la scrittura della sua futura opera.2


Per sub-creazione il filologo e narratore di Oxoford intende la capacità dell'uomo–poeta di creare miti. Generando un mito, quindi inventando un mondo complesso, dalle precise, ma immaginarie, caratteristiche e connotazioni geografiche e storiche, con i suoi eroi, i suoi personaggi e i suoi “draghi“, il poeta diventa un creatore nella stessa misura in cui è stato creato, avvicinandosi quindi maggiormente al Creatore, a Dio e al suo disegno. 


Il mito è infatti generatore dei più profondi desideri umani, quindi intessuto delle massime aspirazioni spirituali dell'individuo. 

Creando un mito l'uomo diventa così un Sub-creatore. 


Tolkien qui riprendeva la teoria romantica dell'immaginazione creativa come potere divino in grado di realizzare sotto forma d'arte i desideri e i sentimenti più profondi dell'uomo. 

Già Coleridge e William Blake identificavano nell'immaginazione l'emanazione di Dio e del suo potere creativo, poiché consentiva all'uomo di realizzare pienamente la sua natura spirituale, facendosi anch'egli creatore, e quindi consentiva di conoscere le realtà fondanti, primarie. 

Tuttavia, spiega Tolkien, mentre la teoria romantica prevedeva una netta distinzione tra «Fancy», intesa come facoltà mentale di associare le idee (un sinonimo spregiudicato di Fantasia), e «Imagination», ossia la facoltà creativa che è «l'intima consistenza della realtà», l'«Imagination» deve essere soltanto una, ossia la facoltà mentale di creare immagini, propria dell'attività mitopoietica

Quindi, sosteneva lo scrittore, l'immaginazione comprende in sé il principio associativo delle idee che i romantici attribuivano alla fancy, e, nella sua facoltà creatrice, è strettamente connessa all'attività del linguaggio. 


Scrive Tolkien: 


«La mente incarnata, la lingua e il racconto sono coevi nel nostro mondo. La mente umana, provvista delle facoltà di generalizzazione e astrazione, non vede solo l' erba verde ... ma vede che è verde e al contempo erba. Ma quanto potente, e quanto stimolante per la stessa facoltà che lo produsse, fu l'invenzione dell'aggettivo: nessuna formula magica o incantesimo del Regno delle Fate è più potente»;3 l'invenzione dell'aggettivo è quindi di per se un incantesimo, un atto di "creazione di un mito", che appunto rientra all'interno di una «grammatica mitica».

 Continuando: 

«La mente che pensava a leggero, pesante, grigio, giallo, fermo, veloce concepiva anche una magia che poteva trasformare il piombo grigio in oro giallo, e trasmutare la roccia ferma in acqua corrente ... Se siamo in grado di separare il verde dall'erba, il blu dal cielo, il rosso dal sangue, allora possediamo già il potere di un incantatore ... E allora ecco svegliarsi in noi il desiderio di provare quel potere nel mondo esterno. All'interno di una tale fantasia ... vengono create nuove forme. Il Regno delle Fate comincia, e l'uomo diventa sub – creatore».4 


Per «Sub – creazione» Tolkien intende il prodotto finito, ultimo, dell'Immaginazione, che per essere tale, ha bisogno della mediazione di un particolare tipo di Arte, la « Fantasia». La Fantasia si basa sulla totale «libertà dalla dominazione del fatto osservabile» e pertanto consente di descrivere oggetti che non sono presenti nel «Mondo Primario», nella realtà dell'esperienza. Ciò per Tolkien costituisce una virtù, non un difetto, anzi «la più alta forma d'arte», la più pura e la più potente.5


La caratteristica principale che presenta è quella di essere un'attività razionale, non irrazionale, in quanto tramite le «capacità incantatrici» della lingua del narratore e il suo alto grado di immaginazione, deve "sub – creare" una realtà che appaia come «vera», con le sue leggi, le sue caratteristiche specifiche, il suo tempo e il suo spazio determinato.6


Non deve essere caotica o dispersiva, ma una realtà superiore, di un ordine appartenente a una dimensione altra dal quotidiano, in cui il lettore può immergersi non con una «volontaria sospensione dall'incredulità», come sostenevano i romantici, ma credendo in essa, pensandola come "realtà altra" a tutti gli effetti,  poiché all'interno di quel mondo, le vicende, i personaggi, le leggi, i contorni temporali e geografici, i valori che lo riguardano si presentano come vere.7 Per tali caratteristiche la Fantasia è un dono non accessibile a tutti: «Chiunque erediti lo straordinario strumento del linguaggio umano può parlare del sole verde. Molti possono quindi immaginarlo o descriverlo. Ma questo non basta ancora ... Creare un Mondo Secondario all'interno del quale il sole verde possa essere credibile, imponendo la Credenza Secondaria, richiederà probabilmente fatica e riflessione, e sicuramente avrà bisogno di una particolare abilità, una sorta di maestria elfica».8

Con tutte le sue qualità la Fantasia ci offre la possibilità di farci in qualche modo simili al Creatore, in quanto partecipi, con la nostra creazione fantastica, dello stesso processo creativo divino.9


Queste sono le intenzioni con le quali Tolkien giunse all'elaborazione della Terra di Mezzo, il luogo dove si svolgono le vicende del suo corpus mitologico, in particolare le vicende de Lo Hobbit, del Signore degli Anelli e del Silmarillion, quest'ultimo curato e pubblicato dopo la morte dell'autore dal figlio Cristopher e contenente la storia delle prime Ere dell'universo tolkeniano. 


Il desiderio di creare un mondo fantastico dai precisi contorni geografici, simbolici, storici (il Signore degli Anelli è ambientato nella Terza Era del Mondo, la nostra, stando all'immaginario tolkeniano, è la Quarta), nasceva sia dalla grande passione di Tolkien per la filologia anglosassone, e dal ruolo fondamentale attribuito al linguaggio - che lo aveva portato a inventare degli idiomi e delle creature che li utilizzassero (gli Elfi) - sia dal fornire all'Inghilterra un'autentica mitologia nazionale da poter porre accanto all'epica greca o all'epica del Nord. 

A tal proposito Tolkien scriveva in una lettera all'amico Milton Waldman del 1951: «Mi sono sempre, sin dal principio, rammaricato per la povertà del mio beneamato Paese: esso non possedeva racconti davvero propri (tutt'uno con la sua lingua e i suoi territori) ... Ovviamente, c'era e c'è il mondo arturiano, ma, pur nella potenza che esso possiede, quel mondo è stato da noi assimilato in modo imperfetto, associato com'è alla terra di Britannia e non alla lingua inglese; ed esso non rimpiazzava affatto ciò che sentivo mancare. Per un verso, infatti, il suo elemento "feerico" è troppo generoso, nonché chimerico, incoerente e ripetitivo. Per un altro verso – ancora più importante – quel mondo è direttamente legato alla religione cristiana, che contiene in maniera esplicita».10

Un'epica nuova per un nuovo millennio dunque, che non avesse nulla da invidiare al corpus mitologico euro-mediterraneo, di matrice greca-egea. 


Nelle intenzioni di Tolkien il suo immaginario mitico, per presentarsi come vero e "reale", doveva contenere elementi di verità ed errore sia morali che religiosi, ma non in maniera esplicita, allegorica. Per questa motivazione nel mondo del Signore degli Anelli non c'è nessun accenno alla religione, nessun culto o rito divino; è un mondo che si basa su una religiosità più alta, se vogliamo pura, perché poggia sull'equilibrio primordiale tra spiritualità e Natura; una Natura incorrotta, con cui l'uomo non ha perso il rapporto originario, anzi è in grado di "comunicarvi", vivendo in e con essa in armonia e arricchendola con la propria Arte sub – creativa, come nel caso degli Elfi. 

La Natura stessa racchiude in sé spirito e vita, proprio come l'uomo: nella Foresta di Fangorn o nella Vecchia Foresta gli alberi camminano, pensano, agiscono.11


Riabilitata l'Arte "sub – creativa" come arte suprema, sempre nel saggio Sulle fiabe Tolkien enunciava le quattro funzioni peculiari che la Fantasia, per essere davvero tale, deve svolgere: «Recovery», «Escape» e «Consolation».12


Per «Recovery» l'autore intende il Recupero da parte dell'uomo della purezza primordiale, dell'innocenza delle origini, del rapporto privilegiato con la Natura, ormai perduto nell'età della modernità e della Macchina. Tramite l'opera fantasy l'uomo libera i suoi desideri e sentimenti più nascosti, dando voce alle proprie necessità primordiali, ovvero la comunione totale con tutti gli esseri viventi e la comprensione profonda dello spazio e del tempo in cui vive, qualità che possedeva prima della «Caduta» originaria. 

Quindi non solo Recupero, ma anche guarigione, ripristino, ritrovamento, «Ristoro».13 

Il ristoro del Mondo sul Crepuscolo: quello portato da Re Elessar/Aragorn, una volta riottenuto il trono dei suoi padri e restaurato il Regno Unito degli Uomini di Gondor e Arnor. 

Nel Signore degli Anelli, completato circa dieci anni dopo la conferenza Sulle fiabe e due anni dopo la pubblicazione del saggio, sono gli Elfi, creature immortali, a rappresentare il massimo grado di perfezione dell'Uomo, quelle qualità primarie delle origini che abbiamo perduto. Gli Elfi sono infatti in grado di portare l'Arte umana al suo massimo livello di bellezza etica e estetica, esprimendola scevra da tutte le limitazioni. 

Eppure, dopo aver portato il mondo al suo massimo fiorire, gli Elfi sono destinati a svanire, a cedere il passo agli Uomini, al succedersi di Nuove Ere, fino a quando di essi non si avrà che una fievole immagine e più nessun ricordo del passato glorioso e luminoso che hanno rappresentato. Gli Elfi diverranno Mito. 

Come noi lettori, anche i personaggi non elfici del Signore degli Anelli restano meravigliati, colpiti, in uno stato di «Recovery» di fronte alla grazia e alle qualità superiori degli Elfi; un esempio su tutti è rappresentato dall'arrivo dei membri della Compagnia dell'Anello nella foresta incantata di Lothlórien, quando gli eroi restano abbagliati e sconcertati dalla bellezza e dall'Arte di dama Galadriel (la Regina degli Elfi è infatti in grado di leggere nei loro cuori e pensieri, Arte che ai "semplici" hobbit come Merry e Pipino, o ai Nani come Gimli, appare "magica") 


«Escape» sta per «Evasione», da non intendersi in senso dispregiativo come "fuga dalla realtà", caratteristica che la critica letteraria moderna attribuiva al genere fantasy; occorre, afferma Tolkien, saper distinguere «l'Evasione del Prigioniero» dalla «Fuga del Disertore», che in quanto evasione dal «carcere della modernità», dal mondo della Macchina, dell'industrializzazione, della produzione di massa, del Brutto, assume connotati eroici di condanna e rivolta. E' quindi un concetto strettamente collegato a quello di «Recovery», giacché l'uomo grazie ad essa riesce a superare la millenaria separazione fra genere umano, valori primigeni e natura.14


L'ultima funzione della Fantasia e quindi del genere fantasy, quella più importante, è la «Consolation». Questa unisce il carattere del Lieto Fine tipico delle fiabe con la catarsi purificatrice prodotta dal genere tragico. E prende quindi anche il nome di Eucatastrofe, termine coniato dallo stesso Tolkien, per indicare come il perseguimento del Bene non sia mai privo di sofferenze e dolore. 

Anzi è proprio attraverso il dolore che si giunge alla vittoria finale, che, quindi, avrà un valenza maggiore, un significato più elevato perché ottenuta a caro prezzo. Un compito così alto fa del genere fantasy un veicolo della Verità Cristiana, essendo anche i Vangeli una storia "mitica" narrante l'eucatastrofe dell'uomo nel Mondo Primario, il nostro, simboleggiata dalla morte e dalla Resurrezione di Cristo.15

Non a caso, in una lettera scritta al sacerdote ed amico Robert Murray, Tolkien scriveva: «Il Signore degli Anelli è fondamentalmente un'opera religiosa e cattolica ... Perché l'elemento religioso è radicato nella storia e nel simbolismo».16



BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO 

1. J. R. R. TOLKIEN, Il medioevo e il fantastico, pp. 167 – 238

2. J. R. R. TOLKIEN, Albero e foglia, trad. it., Bompiani, Milano, 2000

3. J. R. R. TOLKIEN, Il medioevo e il fantastico, p. 184

4. Ivi, p. 184

5. G. DE TURRIS, Le radici sacre e simboliche della letteratura fantastica, «Antarès. Prospettive antimoderne» n. 03, 2012, pp. 6 – 8

6. E. GIACCHERINI, Il cerchio magico, pp. 136 – 140

7. R. PAURA, Terre reali e terre immaginarie, «Terre di confine magazine», 12 settembre 2014, pp. 1 – 6

8. J. R. R. TOLKIEN, Il medioevo e il fantastico, pp. 207 – 208

9. E. GIACCHERINI, Il cerchio magico, pp. 141 – 143

10. J. TOLKIEN, Il Silmarillion, trad. it., Bompiani, Milano, 2000

11. Ibidem, pp. 1 – 10

12. J. R. R. TOLKIEN, Il medioevo e il fantastico, pp. 214 – 216

13. E. GIACCHERINI, Il cerchio magico, pp. 144 – 145

14. Ibidem, pp. 146 – 147

15. Ibidem, pp. 148 – 150

16. P. GULISANO, J. R. R. Tolkien, p. 118




Illustrazione di Ted Nasmith. Aulё si prepara a distruggere i suoi Figli. Immagine tratta da https://www.tednasmith.com/tolkien/aule-prepares-to-destroy-his-children/.     

Il Vala Aulё è l'esempio per eccellenza della sub-creazione nell'opera tolkeniana. Con la creazione dei Nani, tuttavia, egli eccede nella sua azione subcreativa, scontrandosi, nei fatti, con il volere del Creatore Supremo Ilύvatar, l'Unico, colui che solo può dare la Vita, lo Spirito Vitale, alle sue Creature.


Approfondimenti

A proposito di Aulё e della Subcreazione

Il Vala Aulё Mahal, il Fabbro, è una delle entità superiori, divine, sottoposte al Creatore Supremo, Erü Ilúvatar, i Valar o Ainur appunto. Le vicende di questi ultimi sono narrate nel Silmarillion, insieme alla creazione del Mondo, di Arda, e alla descrizione delle Prime Ere del Legendarium tolkeniano. Aulё, in particolare, è uno dei Valar supremi, protettore di tutte le attività sub-creative, Signore della Terra, delle Arti e della Conoscenza. Durante la Prima Era, prima della comparsa degli Elfi, Aulё, cui spetta il compito di contribuire alla creazione di Arda principalmente attraverso il plasmare dei continenti e delle catene montuose, genera, di nascosto ad Erü, i Sette Padri dei Nani in un'aula sotterranea nelle Montagne, contravvenendo all'Ordine Superiore e al Comando di Ilύvatar. Scoperta la creazione di Aulё, Erü lo ammonisce severamente, mettendolo alla prova.

«Perché hai fatto questo? Perché hai tentato ciò che sai trascendere il tuo potere e la tua autorità? Che tu hai avuto da me quale dono il tuo proprio essere soltanto, e null'altro; sicché le creature della tua mano e della tua mente possono vivere soltanto grazie a tale essere, muovendosi quando tu pensi di muoverle e, quando il tuo pensiero sia altrove, giacendo in ozio. È dunque questo il tuo desiderio?»"
—Eru si rivolge a Aulë, Il Silmarillion, cap. II, "Aulë e Yavanna 

Il Vala, allora, si pente del gesto (con la sua creazione il "Sub-creatore" si è infatti sostituito al compito del Creatore, contravvenendo, tra l'altro, al suo volere e al suo disegno divino: i Nani vengono infatti generati prima degli Elfi, le creature di Ilúvatar, destinate a comparire per prime su Arda) e, pur con sommo dispiacere, si accinge a distruggere i suoi stessi figli. Erü, però, osservate le buone intenzioni di Aulё e il suo spontaneo pentimento, lo fermò prima che abbattesse il suo Martello sui Nani. A spingere il Vala erano infatti state l'impazienza, l'amore per l'opera di Erü, il desiderio di creare sempre cose nuove, seppur in nome di Ilùvatar, e di avere dei propri allievi cui insegnare la propria arte e trasmettere le sue conoscenze.

«Desideravo cose diverse da me, da amare e ammaestrare, sì che anch'esse potessero percepire la bellezza di Eä, da te prodotta. Mi è parso infatti che in Arda vi sia spazio sufficiente per molte creature che in essa possano gioire, eppure Arda è perlopiù ancora vuota e sorda e nella mia impazienza sono caduto preda della follia. Ma la creazione di cose è nel mio cuore per come sono stato creato da te; e il figlio di torpida mente che riduce a balocco le imprese di suo padre può farlo senza intenti derisori, ma solo perché è figlio di suo padre. Ma cosa farò ora io affinché tu non resti in collera con me per sempre? Come un figlio a suo padre ti offro queste cose, l'opera delle mani che tu hai creato. Fanne ciò che vuoi, ma non è forse meglio che io distrugga l'opera della mia presunzione?» E Aulë sollevò il grande martello ode colpire i Nani; e pianse.»
—Aulë a Eru, Il Silmarillion, cap. II, "Aulë e Yavanna".

Aulё si definisce figlio di torpida mente che riduce a balocco le imprese di suo padre. Pur non mosso da intenti derisori nei confronti del Creatore (come invece saranno Melkor, Sauron e Sauroman, questi ultimi Maia-aiutanti di Aulё, colpevoli della degenerazione delle creature dell'Unico, della "corruzione" degli Elfi in Orchi), ma imitativi in quanto figlio di suo padre, il Vala si dimostra capace infatti di generare la sola sostanza materiale e non di generare ex nihilo la sostanza spirituale, la fear, e di infonderla - prerogativa sola di Ilύvatar: non a caso quando compaiono per la prima volta i Nani sono inerti e incapaci di muoversi. Sarà Erü, nella sua compassione, a donare ai Nani, presenti come forma corporea, i fёar, lo spirito, e il libero arbitrio, ancor prima che Aulё si abbatta contro di loro (motivo per il quale i Nani si ritraggono spaventati quando il Vala si accinge a colpirli), poiché li aveva accettati nel suo disegno nel momento stesso in cui erano stati generati. Erü infonde nei Nani la Vita e la Coscienza, rendendole creature autonome, ma il gesto del Vala non è senza conseguenze. Alla gioia ed entusiasmo di Aulё, che aveva invocato per i Sette Padri dei Nani la protezione e benedizione di Ilύvatar, pregandolo di perfezionarli se l'avesse ritenuto necessario, Erü oppone il suo inesorabile giudizio: 

«Come ho conferito essere ai pensieri degli Ainur all’inizio del Mondo, così ora ho accolto il tuo desiderio e gli ho assegnato un posto in esso; ma in nessun altro modo emenderò l’opera delle tue mani e, quale l’hai fatta, tale rimarrà. Non tollererò che la comparsa di costoro preceda quella dei Primogeniti da me progettati, né che la tua impazienza sia ricompensata. Queste creature ora dormiranno nella tenebra sotto il sasso, e non ne sortiranno finché i Primogeniti non siano apparsi sulla Terra; e fino allora tu ed esse attenderete, per lunga che possa sembrare l’attesa. Ma, quando il tempo sarà venuto, io le risveglierò, ed esse saranno come tuoi figli; e frequenti discordie scoppieranno tra i tuoi e i miei, i figli da me adottati e i figli da me voluti».
—Eru decreta il destino dei Nani, Il Silmarillion, cap. II, "Aulë e Yavanna".

Il mito moderno di Aulë ricorda il mito greco di Prometeo, benefattore e protettore dell'umanità: il Titano aveva infatti generato, su incarico di Zeus, la stirpe umana, con un impasto di pioggia e terra (sostanza materiale), infondendo in essi astuzia, timidezza, ambizione, forza e fierezza (buone qualità) e aveva poi animato l'Uomo con il fuoco divino (sostanza spirituale). Tuttavia Zeus aveva punito gli uomini privandoli dell'immortalità originaria, esiliandoli sulla Terra. Prometeo, allora, rubò il fuoco degli Dei dalla fucina di Efesto donandolo agli Uomini. Per punizione Zeus ordinò ad Efesto di generare la prima donna, Pandora, ricca di tutte le migliori qualità infuse dagli Dei e dello Spirito Vitale infusole dalle divinità dei Venti. Sarà Pandora con lo scoperchiamento del celebre vaso affidatole da Zeus, a scatenare tutti i mali sull'umanità: fatica, malattia, dolore, vizio, vecchiaia, pazzia, gelosia, dolore e morte. 

Inoltre, per punizione, Zeus condanna Prometeo ad un atroce tormento: incatenato nudo per l'eternità ad una montagna del Caucaso, il Titano subisce ogni giorno le ferite mortali di un'aquila che gli squarcia il petto e gli divora il fegato, che gli ricresce di notte. Un tormento che si ripete identico ogni giorno. 

Al contrario di Aulë, Zeus non perdona l'azione del Titano, costringendolo ad una punizione tremenda. Il Creatore di Tolkien presenta infatti caratteristiche che lo rendono l'equivalente mitologico del Dio Cristiano, onnipotente, saggio, misericordioso, al contrario di Zues, divinità preda di istinti, vizi e debolezze umane. Certo Erϋ bilancia l'azione di Aulë: il peso da pagare per il suo atto di creazione sarà l'inimicizia e i frequenti contrasti fra Nani ed Elfi. Tuttavia egli comprende i Nani nei suoi disegni e fa in modo che vi possano partecipare attivamente e positivamente. Al contrario gli uomini sono invisi da Zeus, da lui spesso ostacolati, quando non invidiati per pregi e bellezza posseduti. Allo stesso tempo i Valar, pur ispirati alle divinità del pantheon greco, non sono in grado come esse di infondere lo spirito vitale nelle creazioni materiali, presentandosi inoltre come divinità "cristianizzate", più affini alle entità angeliche, prive quindi dei vizi e dei difetti "umani" dei loro corrispondenti greci-romani. 

La vicenda-exemplum del Vala, Signore della materia, Maestro della forgiatura, può essere assurta a paradigma del rischio di Caduta e Degenerazione dell'Uomo contemporaneo. Lo fa mettendoci in guardia, mostrandoci quali sono i rischi e le conseguenze quando il Subcreatore si sostituisce al Creatore, influendo sull'ordine naturale delle cose. Una metafora che è possibile associare al mondo contemporaneo e che anzi diventa ancora più evidente ed incisiva con l'orribile affronto perpetrato da Melkor, il primo Oscuro Signore, colpevole, insieme al suo successore Sauron, dell'orribile deturpamento degli Elfi in Orchi e, più avanti da Saruman, artefice della genesi degli Uruk-hai combattenti e dei mezzorchi, orribile frutto di magia corrotta e dell'Unione degenerata fra razze, tra orchi e uomini. 

La volontà di (ri)generare un nuovo mondo attraverso l'attuazione di ideologie estremiste o tramite cinici disegni politici di conquista e sopraffazione, limitanti per loro stessa natura umana: si pensi alla Germania Nazista, alle teorie sulla razza ariana e agli esperimenti di eugenetica da questa attuati, finalizzati all'esaltazione e al miglioramento della pura razza tedesca. Un'eco terribile che risuona ancora alle soglie del XXI secolo, con i tentativi di "pulizia etnica", attuati da alcuni regimi dittatoriali del Medio Oriente, e oggi accolta dalle teorizzazioni di nuovi movimenti neonazisti o suprematisti bianchi, udibile finanche negli estremi tentati di ingegneria genetica che aprono, potenzialmente, le porte alla nascita dell'Uomo Perfetto (si pensi alla Cina); ideologie in parte sottese in tutte quelle politiche della "tensione" e di guerra, spesso operate anche dai più avanzati Stati Occidentali, volte alla creazione di un ordine politico, sociale, economico nuovo ma, non per questo, migliore o equo. 


RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI ALL'APPROFONDIMENTO

SALVATORE MARCO PONZIO, Subcreazione tolkeniana e demiurgia platonica. La nascita del Cosmo tra l'Ainulindalë e il Timeo, Associazione Italiana Studi Tolkeniani, Roma, http://www.jrrtolkien.it/wp-content/uploads/2016/06/Saggio_Platone.pdf, 2020, pp. 1-21

J. R. R. TOLKIEN, Il Silmarillion, Trad. It., Bompiani, Milano, 2013 



Nicolò Maggio 





















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